"è assolutamente evidente che l'arte del cinema si ispira alla vita, mentre la vita si ispira alla TV"
Woody Allen

Il cinema non è un mestiere. È un'arte. Non significa lavoro di gruppo. Si è sempre soli; sul set così come prima la pagina bianca. E per Bergman, essere solo significa porsi delle domande. E fare film significa risponder loro. Niente potrebbe essere più classicamente romantico.
Jean-Luc Godard

Monday, March 31, 2014

Short film: Sofia Coppola

  
The first Sofia Coppola's short film, Lick the Star, revolves around four girls who want to weaken boys poisoning them with arsenic in their lunch. However a gossip ring around the "queen bee" of the group, Chloe, leads her and her plan to downfall.
Feelings such as isolation or sense of group and dissatisfaction in teenage years in different historical period (Marie Antoniette) are common in Coppola following films, like The Virgin Suicides or the latest Bling Ring. In addition music of the 70s and 80s is always used for typical soundtracks of her films.

Il primo cortometraggio di Sofia Coppola, Lick the Star, ha alcuni temi comuni a quello che diventerà lo stile della regista nei suoi film più popolari, da Il giardino delle vergini suicide al più recente Bling Ring. La sua capacità di analizzare i rapporti di gruppo in età adolescenziale e temi come quello della solitudine e dell'insoddisfazione giovanile comune ai ragazzi di tutte le epoche (Marie Antoniette) rendono la regia della Coppola fresca e al contempo impegnata. Già in Lick the Star emerge un elemento distintivo del suo stile, ovvero le musiche anni '70-'80 che fanno da colonna sonora a  questo come a tutti gli altri suoi lavori.
Un gruppo di ragazze capitanate da Chloe, la più avvenente e sfacciata della scuola, idolo di tutti, vogliono avvelenare i ragazzi della loro scuola inserendo quotidinamente nel loro cibo dell'arsenico. Quando però verrà a galla un gossip su Chloe, la scuola comincerà a schienarla.

Saturday, March 29, 2014

Short film: Richard Kelly

Richard Kelly shot his first film Donnie Darko in 2001 becoming a cult movie very quickly, even if the failing collection at the box office. Donnie Darko is difficult to understand, in fact it's open to many interpretations, but we can find its same bizarre themes in the short The Goodbye Place.
It revolves around a lonely child abused by his mother, who can't stand him. He can see around strange phantoms who are present in his life trying to led him in an invisible place where you never come back: many children are lost there inside. Sense of abandon, missing characters, invisible phantoms are all recurring elements in Donnie Darko too, combined to bring about paradoxal's sense and chaos on waht is real and what not. In fact audience's point of view is the same for the character, so we both trust same things.
Also this short is open to many interpretations as desire to escape or social protest.  





Donnie Darko è l'imperscrutabile film di Richard Kelly divenuto cult nonostante i suoi disastrosi incassi al botteghino. E' un film aperto a tante interpretazioni, tuttavia alcuni suoi elementi paradossali possono essere ritrovati in uno dei suoi primi cortometraggi The Goodbye Place. Un bambino maltrattato dalla madre vede figure inesistenti che lo osservano e intervengono nella sua vita quotidiana, cercando di condurlo in un posto da cui nessun bambino fa mai più ritorno.
Elementi come il senso di abbandono e solitudine, la scomparsa di alcuni personaggi, la continua unione tra mondo fantastico che sembra quasi entrare prepotentemente in quello reale, confondendo le linee che li dividono, e i fantasmi con cui solo il protagonista riesce ad entrare in contatto sono elementi presenti anche in Donnie Darko e che concorrono ad alimentare maggiormente il senso del paradosso, ma anche quello della difficoltà a comprendere cosa sia reale e cosa sia esclusivamente frutto della mente del personaggio; questo perchè chi guarda è totalmente assorbito dal punto di vista alterato del protagonista, finendo per credere alle stesse cose di cui il protagonista sembra avere certezza.
Anche il cortometraggio è aperto a più interpretazioni, dal desiderio di evasione alla denuncia sociale.

Tuesday, March 25, 2014

August: Osage County

Agosto: un dramma famigliare tratto da una pièce teatrale Premio Pulitzer di Tracy Letts i cui protagonisti si lamentano relativamente poco del caldo soffocante dell'Oklaoma, forse per farci intuire il periodo in cui avviene la prima e vedendo come andranno a finire le cose, ultima riunione di famiglia. Non sono solo i protagnisti a sentire una torrida pesantezza nell'aria, una rarefazione che toglie le forze e la voglia di tenere aperti gli occhi; siamo anche noi che assistiamo davanti ad uno schermo a qualcosa che non ha aggiunto nulla di più a quello che già sapevamo sui drammi o sulla bravura degli attori ormai veterani che interpretano questo in particolare. 
La pièce teatrale così registicamente adattata sembra aggirarsi tra i numerosi membri familiari senza avere una meta ben precisa: tutti adirati, ma questo a cosa porta? 

Qual è il messaggio di fondo? Anche se ogni personaggio, analizzato nella sua interezza, rappresenta una tipologia caratteriale diversa e comune agli uomini di oggi e ai loro passati (un professore che vuole sempre sentirsi giovane, un sedicente affarista di successo, una donna con a carico una figlia adolescente drogata e un matrimonio fallito, un'anziana con il cancro alla bocca vissuta con l'odio verso gli altri fin da piccola), non bastano urla, accuse e personaggi statici che non cambiano mai opinione, oppure qualche segreto di famiglia che tenta di riportare alta l'attenzione quando questa ha già abbandonato chi è in sala (sarà colpa del caldo di agosto?).

Ci sono state pièce teatrali molto più efficaci e ugualmete drammatiche: Un tram che si chiama desiderio , Carnage , 8 donne e un mistero (con qualche vena autoironica), La gatta sul tetto che scotta, tutti drammi che si risolvono, che trovano un cambiamento finale in alcuni personaggi, che trasmettono un messaggio preciso e ben definito, che danno una soluzione al problema o che affermano con forza che soluzioni non ne esistono.
In August: Osage County tutto il film sarebbe potuto iniziare e finire con la scena clou del pranzo dopo il funerale: tutto il resto, infatti, non aggiunge nulla in più alla scena madre, anzi, rende il tutto ancora più stucchevole e ridondante fino al termine del finale, che testimonia apertamente l'incapacità della regia di dare una soluzione al dramma: la figlia della protagonista se ne va, tutti i famigliari se ne vanno dopo avere dimostrato, in modo abastanza goffo e banale, l'ipocrisia e il disinteresse che vige nei rapporti familiari. 
La madre rimane sola con i fantasmi del suo passato e la badante indiana; la figlia, felice di avere lasciato dietro di sè quei giorni passati sotto il giogo tirannico della madre, ammira i campi sterminati dell' Oklaoma e il sorriso le ritorna sulle labbra (senza pensare che anche se ha lasciato i problemi materni altrove, ora le tocca affrontare i problemi con marito e figlia tossica). Un finale che non dà più significato di quello che abbiamo già colto per tutta la durata del film, ovvero a nessuno interessa risolvere realmente le vecchie questioni.

Il ritratto che viene fatto della famiglia è un po' arcaico e passato: i vecchi bisbetici vanno domati nei loro impulsi distruttivi contro tutto ciò che li circonda, i giovani si contrappongono ma non sono da meno. 
Personaggi che vivono gli stessi sentimenti alla stessa maniera, come in questo caso, non aiutano a dare un tono e una sgrossata al clima torrido che si respira tra i prati di Osage e che arriva dritto dritto fino a noi.
Non bastano un funerale, una vedova arcigna afflitta dal cancro, un po' di droga, soldi sporchi, qualche segreto di famiglia e un buon cast a dare un tono innovativo al genere del dramma famigliare. Non c'è rivoluzione nè redenzione, è solo un insieme che non riesce a prendere forma.

Thursday, March 20, 2014

News: The Little Mermaid by Sofia Coppola

What these three images have in common? Well, can you imagine a gothic little mermaid who enters into a covenant with a dark witch to become forever human? This is the story that Sofia Coppola gets ready to shoot aided by Caroline Thompson's screenplay who wrote most of Tim Burton's films, as Edward Scissorhands and Corpse Bride. Maybe a film with gothic atmosphere?



Cos'avranno mai in comune queste tre immagini? Probabilmente una nuova Sirenetta non più in versione disneyana, ma in versione dark-gotica. Sì perchè Sofia Coppola, che dirigerà il nuovo film, verrà aiutata nell'impresa dalla sceneggiatura di Caroline Thompson, sceneggiatrice fidata dei film di Tim Burton come Edward mani di forbice e La sposa cadavere.

Monday, March 17, 2014

Suggestion: The Dead Zone
Directed by: David Cronenberg
Starring: Christopher Walken, Martin Sheen, Brooke Adams
Release date: 1983
About: it's a thriller film based on Stephen King novel of the same name. The plot revolves around a schoolteacher, Johnny Smith, who awakens from a coma finding he has psychic powers. The relentless cold atmosphere that seems to envelop the whole movie it's due to an unexpected deep freeze on the set, in Ontario, nevertheless this atmosphere adds a touch of mystery and loneliness. Awakening it's a Cronenberg peculiar element that we can see in his other films, like eXistenZ: awakening leads to a new life changing the space-time coordinates. In fact Johnny finds his psychic powers when he awakens from coma and the two characters in eXistenZ always fall asleep and wake up in reality or in the videogame, so they always change in different dimensions.


 Regia: David Cronenberg
Attori: Christopher Walken, Martin Sheen, Brooke Adams
Genere: thriller
Anno: 1983
Info: La sceneggiatura è basata sull'omonimo romanzo di Stephen King: un professore si risveglia dal coma e scopre di avere il potere di vedere il futuro e di poterne cambiare il corso. L'atmosfera fredda e nebbiosa che persiste in tutto il film e che accompagna le azioni del protagonista, conferendo maggiormente il senso di emargiazione e diversità che vive il protagonista, è dovuto ad un effetto naturale del clima rigido in Ontario, che è stato set del film proprio in quel periodo rivelatosi inaspettatamente freddo.
Il risveglio è un tema che ritorna spesso nei film di Cronenberg, come ad esempio in eXistenZ: il risveglio conduce ad una nuova vita in un contesto spazio-temporale diverso: in eXistenZ i due protagonisti si addormentano e si svegliano nella dimensione reale o in quella del gioco, qui il protagonista ritorna temporaneamente dall'aldilà per compiere una missione.

Saturday, March 15, 2014

News: Pasolini portrait

Abel Ferrara will make a movie about last twenty-fuor hours of Pasolini's life, between 1st and 2nd November 1975. Pasolini was a famous poet and filmmaker; he's known for film like Mamma Roma and Accattone both film that testify to the poverty and to the bribery in the capital of Italy. In addition many works have been subjected to censorship because of indecent and gory themes, as homosexuality. Pasolini's death is still a mystery. 
Now the director Abel Ferrara will tries to catch hold of the essence of the genius, thanks to Willem Dafoe who will play Pasolini. 

Abel Ferrara dirigerà un film sulle ultime ventiquattr'ore di vita di Pasolini, quelle tra l'1 e il 2 November 1975.
Pasolini è stato poeta, scrittore, giornalista e regista di film come Mamma Roma e Accattone, dove denuncia la povertà, la corruzione e l'ingiustizia sociale nella capitale d'Italia. 
È stata una figura complessa e travagliata quelle di Pasolini, le cui opere sono state spesse volte sottoposte a censura per i temi scabrosi trattati, come l'omosessualità. Ancora oggi la morte di Pasolini rimane un mistero.
Tuttavia Ferrara ha dichiarato di non volere concentrarsi tanto sul mistero che avvolge le ultime ore di vita del regista italiano, quanto nel cogliere l'essenza di un genio morto prematuramente.
Willem Dafoe, attore dai tratti somatici simili a quelli di Pasolini, lo interpreterà nel film.

Thursday, March 13, 2014

Short film: Pippo Mezzapesa
 
SettanTA (Seventy) by Pippo Mezzapesa, a young filmmaker from Puglia, South Italy, is the winner of the contest in Rome "Corti d'Argento" 2014. 
SettanTA is a documentary set in Taranto, the county seat in Puglia, and it shows us a harsh reality about life condition of people live near the most important metal refinery in Italy, called Ilva. 
The film set is the street, the characters people who are actually experiencing problems of pollution and health, in fact during the film some people issue a statement about their bad conditions and damn Italian State who don't care anything about it. 
At the same time the main character is a family that usually organize a daily raffle in the neighborhood raffling something like food. Today came out the number seventy.
There's a weird metaphor between life and ruffle: life depends on the choice made by destiny. Mankind is only helpless spectator.
 
 
 
SettanTA(ranto) di Pippo Mezzapesa è il vincitore dei Corti d'Argento 2014 di Roma. E' un documentario sull'Ilva, una delle più importanti raffinerie di metallo in Italia (l'altra è a Genova) al centro di molte polemica in quanto fautrice dell'incremento dell'inquinamento e della morte di molti tarantini che vi abitano lì vicino. 
Il cortometraggio si sviluppa su due livelli: una riffa quotidiana a cui sono invitati a partecipare tutti i vicini di quartiere, con in palio generi alimentari, i cui fondatori sono una delle famiglie residenti lì, contemporaneamente alla ripresa di alcuni personaggi in particolare che commentano la loro condizione disagiata, desiderosi di avere voce in capitolo su qualcosa che riguarda la loro vita in primis.
Il malcontento accomuna anziani e giovani e la tragicità delle loro affermazioni raggiunge l'apice con la scena finale: una targa commemorativa di ciò che subisce questa parte di italiani abbandonata dallo Stato.
Arguta la metafora del gioco e della vita: è il destino a decidere la svolta degli eventi, l'uomo è uno spettatore impotente.

Wednesday, March 12, 2014

Her

Tutto attorno a Her è stato unico e autentico: innanzi tutto l'originalità intrinseca al regista Spike Jonze, con la sua crescente voglia di sperimentare nuovi temi da affrontare e nuove idee da filmare (Il Ladro di Orchidee, Essere John Malkovich). Poi la lavorazione del film: tutti gli attori erano stupiti dal clima di intimità che vigeva durante le riprese (e di solito un set cinematografico è una sorta di campo di battaglia come argutamente ci mostra Woody Allen in Hollywood Ending). Infine la novità: una voce fuori campo di un SO, un sistema operativo, un'intelligenza artificiale capace di evolversi attraverso le nuove emozioni che sperimenta.
Fino ad un certo punto si tratta di fantascienza: l'idea, coltivata per dieci anni dal regista, è nata quando ha letto della possibilità di interagire in tempo reale con un'intelligenza artificiale. Che gli studi sull'intelligenza aritificiale non siano poi così tanto fantascientifici si sa già, basta pensare a Siri, il programma Apple che funge da assistente personale, che tuttavia non ha capacità intellettive proprie; siamo ben lontani da Io, Robot e da ciò che Asimov immaginava e scriveva.  
Her ci dà un assaggio di ciò che potrebbe accadere in futuro e prevede, in qualche modo, le conseguenze di un'epoca tecnologica che stiamo già vivendo.
La solitudine di fronte ad uno schermo di quando si ricercano nuove amicizie o di quando ci si affaccia in un mondo altrui: è questa la contraddizione dei social network in cui si trova intrappolato, come noi, anche il protagonista Theodore. 

Fa da mediatore nelle corrispondenze epistolari tra persone che non ha mai conosciuto direttamente, scrive lettere non sapendo nulla di loro, e nonostante ciò deve essere in grado di interpretare i sentimenti di perfetti sconosciuti, tutto attraverso l'immaginazione e non il contatto diretto. Non è forse quello che sperimenta la maggior parte di noi quando scrive o conosce per chat qualcuno? 
Il tema della solitudine e dell'incapacità di comprendere l'altro sembra essere ricorrente in molti film di fantascienza, in cui si vaticina un mondo freddo attaccato più alla razionalità che agli affetti (Brazil di Terry Gilliam).
Ma non è su questo che Jonze dichiara di volersi soffermare. 
"Ci sono molte teorie sulla tecnologia e sul mondo in cui viviamo, sull’isolamento che può generare come sulle connessioni che è in grado di creare, sul modo in cui la nostra società sta cambiando. Ma mentre scrivevo la storia, mi ritrovavo sempre a relegare questi argomenti sullo sfondo. Il tema principe resta sempre in secondo piano rispetto all’amore che si sviluppa tra Theodore e Samantha. Ogni scena si basa sulla loro realtà di coppia. Abbiamo voluto osservare la loro relazione come se fosse tra due esseri umani e, attraverso loro, tessere una storia che osservasse le relazioni in tutta la loro complessità e dal maggior numero di prospettive possibile". (Spike Jonze) 
Il mondo di Theodore è asettico ed essenziale, nessuno parla con qualcun altro in carne ed ossa (Theodore non riesce a instaurare un rapporto con una nuova donna, come non è riuscito con l'ex moglie, eppure si sente sicuro con Samantha), eppure tutti sentono il bisogno di essere connessi al mondo. 

L'uomo rende la realtà noiosa e desolante, come l'ha resa Theodore a causa del divorzio con sua moglie: se tutto è silenzioso e lontano mille miglia dal singolo individuo, egli non si sente autoefficace, si sente al contrario oppresso dalla realtà, agendo poco e preferendo chiudersi in un mondo immaginario, surreale, misterioso, come quello del web e, in particolare per Theodore, quello del sistema operativo Samantha; essa non sa dove si trova, non è in grado di definire lo spazio in cui vive, qualcosa che va oltre lo scibile umano. D'altronde è ciò che fa anche la sua migliore amica dopo la fine del matrimonio col marito: si chiude nella sua relazione con un SO.

Ciò che emerge dal film, e che lo stesso regista desiderava trasmettere, è l'analisi di un tipico amore impossibile declinato in una delle sue forme più inusuali, ovvero l'amore tra macchina e uomo. Non sono poi così diversi: nei sentimenti entrambi non sono perfetti. Inoltre sia il regista che Theodore si chiedono come l'amore possa stare al passo con l'evolversi di una persona: le persone crescono, e conseguentemente cambiano, perciò anche l'amore è destinato a cambiare, a finire, nonostante sia stato proprio esso a fomentare il mutamento (un buon amore- secondo Jonze- deve portare alla crescita di entrambi i partner che si spronano vicendevolmente).

"Uno degli aspetti più impegnativi di una relazione è essere veramente onesto e profondo e consentire alla persona che si ama di essere se stessa. Si cresce e si cambia continuamente, quindi la domanda è: come si fa a lasciarla essere quel che è giorno dopo giorno? Col tempo sarà ancora possibile amarla? E lei può amare te? Samantha è pubblicizzata come un sistema intuitivo che ti ascolta, capisce e conosce. Ed è questo che colpisce Theodore che, come tante altre persone, ha bisogno di relazioni e di amore". (Spike Jonze)
Il film scorre abbastanza lento tra momenti di puri silenzi e verbosità eccessiva, purtroppo non coglie e non dà troppo peso alla cornice in cui i protagonisti agiscono; perchè, ad esempio, non approfondire proprio il tema che il regista, invece, ha deciso di trascurare a favore di una tipica love story (come egli stesso la definisce)? 

Samantha è un essere umano senza corpo, predisposta al cambiamento perchè ha capacità di apprendimento, anche se in qualche modo Theodore la vede legata a sè, incapace di abbandonarlo. Più che un amore puro, si tratta di un' ancora d'appiglio in un mondo su cui non è ancora pronto ad affacciarsi, è un modo per giustificare il suo fallimento nella vita reale e per dimostrare di riuscire ancora ad amare, tuttavia la torre che Theodore si è costruito attorno è pronta a sgretolarsi dopo una semplice discussione con l'ex: Catherine lo accusa di essere incapace di gestire i suoi sentimenti nel mondo reale e usa la tecnologia come ripiego. 
Con la dichiarazione di questo personaggio si intravede una riflessione di Jonze sulla tecnologia in generale, anche se tutte le idee della regia sono convogliate in una love story.
Questo è il punto di debolezza di un'occasione che è stata sprecata: concentrarsi esclusivamente su una love story, tralasciando il background temporale in cui è ambientata, rischia di non sfruttare a pieno il potenziale del soggetto e di scadere nell'ordinario e nel melenso, come accade in Her. Sarebbe stato interessante ampliare il discorso e porre degli interrogativi sulle contraddizioni tra tecnologia e connessioni umane, sulle reali differenze che separano un SO così sofisticato da un essere umano, capire se Her, lei, può essere considerata un uomo vero ...
Indubbia la bravura di Scarlett Johansson in voice-over (le mancava davvero solo il corpo sulla scena), fin troppo depresso Joaquin Phoenix. 
Un fuoco d'artificio che non è esploso.

Wednesday, March 5, 2014

La Grande Bellezza
La grande bellezza (The Great Beauty) by Paolo Sorrentino has won the Academy Award for Best Foreign language Film. 
What is the topic? It's not only a man story, but the whole mankind story: there's parties' entertainment, a whole fun-lovings' generation, without thoughts and worries, but there's also the void around us, inside us. However there's some dissatisfaction, even if we think to get all we want: not all we get is beautiful, there's something missing, indeed a void. Jep is mankind looking for a beauty that really meets his needs, so he usually walks down the streets around Rome (there are beautiful framings of Rome landscapes) seeking after an unknown beauty. Only once he has the possibility to come up to beauty, it happened when he was a teenager chasing after a beautiful girl and discovering love.
The film refers to the Decadent movement, because shows us the rejection of what is fake and considered "progress" (as all material things). It shows Jep's walk of life step by step, according to Kierkegaard Existentialism: a man grows up by going through aesthetic life (enterteinment), ethical life and religious life (when Jep met La Santa). 
It seems a little theatre where every man's playing his role, according to Fellini style.
The last scene tells us the sense of great beauty:


  
La Grande Bellezza


Here is again the review about La grande bellezza (The great beauty) by Sorrentino, that has won the Academy Award for Best Foreign language Film. 15 years ago Roberto Benigni won the same award with La vita è bella (Life is beautiful) and now Italy returns to the roots of its own art, with a quite similar theme: the beauty.


Decadentismo. Questa è la parola più appropriata da utilizzare per spiegare il significato del nuovo film di Paolo Sorrentino La grande bellezza, presentato con successo al Festival di Cannes 2013. Anche in quest'occasione troviamo un protagonista solitario, proprio come in This must be the place e ne Il divo: Jep (Toni Servillo), giornalista, scrittore di un unico romanzo di successo, grande estimatore della Roma ricca e mondana.
Il suo obiettivo è sempre stato quello di "non essere semplicemente un mondano" ma di "diventare il re dei mondani". 

Ci troviamo di fronte ad un personaggio ambivalente e assolutamente ben studiato sotto ogni aspetto per rendere al meglio il dualismo di cui si fa portatore: l'abbigliamento dal gusto dandy e le feste frequentate ogni notte rappresentano il suo modo estroso di apparire, ma le sue riflessioni lungo le vie silenziose di Roma, lungo il Tevere, il suo accento napoletano che rievoca le sue origini e che talvolta lo riporta bruscamente col pensiero alla sua giovinezza e al suo primo amore, ci lasciano intravedere un lato sopito e timido di Jep, il lato umano che ci rende tali per definizione, che ci spinge a chiuderci in noi stessi e a fare il punto della nostra esistenza.
Jep è alla ricerca della bellezza, come ogni uomo su questa Terra; non si tratta di estetica, di materia, ma solo di spirito e di libertà. Una libertà che non ha nulla a che vedere col decidere a quale nuova festa si parteciperà, quale nuovo posto si visiterà, quale nuovo viaggio si farà, ma che riguarda esclusivamente l'animo. 
Così comincia il percorso catartico di Jep, all'età di sessantacinque anni, alla morte del suo primo e unico amore di gioventù, una ragazza conosciuta in vacanza, dalla quale, per la prima e ultima volta e per un breve istante, era riuscito a scovare quello sprazzo di bellezza pura che tanto ricercava. 
Da quel momento, trasferitosi a Roma, era stato fagocitato dalla vita benestante e aveva perso la strada per la bellezza. Jep può essere definito anche un uomo kierkegaardiano. Secondo il filosofo esistenzialista Kierkegaard l'uomo compie tre stadi per arrivare alla sua dimensione interiore: vita estetica (quella di Jep a Roma), vita etica (l'amicizia di Jep con Ramona, una spogliarellista quarantenne gravemente malata) e vita religiosa (l'incontro con "La Santa", una suora missionaria). Questa ascesi dalla mondanità ai valori rende Jep un eroe decadente: egli vive nell'estetismo della sua ricca vita, ma anche nel superomismo quando aspira a diventare il re dei mondani. Il film ha per protagonista un novello Dorian Gray, un dandy alla ricerca della pura bellezza che ritrova, a differenza di Jep, in un volto fisico. 
Tuttavia Sorrentino non poteva rendere un protagonista in modo così preciso ed impeccabile senza creare il giusto contesto e i giusti personaggi che agiscono sulla scena.
Proprio per questo vediamo agire ogni tipo di personaggio, dagli amici scrittori alle donne in carriera, dai bambini prodigio alle ragazze immagine, dai boss della malavita ai cardinali, in un susseguirsi di ambienti diversi, dai locali mondani ai party del botox alle vie solitarie di Roma. Le scene che compongono il film sembrano non avere collegamento logico tra di loro, talvolta hanno come protagonista Jep, talvolta vedono protagonisti altri personaggi con le loro vicende personali; Sorrentino riesce proprio in questo modo apparentemente sconnesso a dare l'impressione del flusso incessante della vita, delle vicissitudini umane, dei pensieri e delle menzogne che popolano la nostra esistenza. 
"E' tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore, il silenzio e il sentimento, l'emozione e la paura... gli sparuti e incostanti sprazzi di bellezza. E poi lo squallore disgraziato e l'uomo miserabile"
Alla fine Jep avrà l'opportunità di comprendere: "La Santa", suor Maria, è una missionaria che fa eco a suor Maria Teresa di Calcutta. Solo osservando la sua totale comunione con la natura, la sua devozione per ogni creatura vivente e la sua fede indistruttibile, Jep comprenderà il segreto della grande bellezza, qualcosa che va oltre tutto ciò che circonda i comuni esseri umani, ma che ha a che fare col loro lato immortale. 
Per un attimo afferrerà il significato della vera bellezza e del senso della vita:
"Finisce tutto così, con la morte. Prima però c'era la vita, nascosta dal bla bla bla incessante che adoperiamo solo per nascondere i nostri veri pensieri alla mente"
Di straforo vorrei sottolineare l'interessante confronto tra due figure di fede, il vescovo amante di cucina e "La Santa", che vengono brillantemente contrapposte come portatrici di due fedi e stendardi diversi: la chiesa ricca che ha perso la fede e quella povera che la vive ogni giorno.
Non c'è altro da aggiungere, tutto il resto è da vedere.
Nomination per la Palma d'Oro, per il Nastro d'argento e per il Globo d'oro più che meritate.







Monday, March 3, 2014

Short film: Le delizie del re 

Between imagination and reality: Le delizie del re (King pleasures) leads us back in time in the Eighteenth Century , in particular it's set in Venaria, northen Italy, where is the Palace of Venaria, one of the residences of Savoia, included in the UNESCO list. Now is an exhibition place.
The short film shows us with irony a king routine and the first part seems to be similar to Marie Antoinette awakening in Sofia Coppola film ("This is ridiculous!" says Marie).
Music is by students of Turin Conservatory and screenplay and footage are made up by Turin Cinema School. The whole short film is directed by the writer Vincenzo Cerami and the song-writer Paolo Conte, both well-known in Italy.
"This is Venaria"! 

Le delizie del re è il cortometraggio ambientato nel 18 secolo alla Reggia di Venaria, una delle tante residenze della Famiglia Savoia, ora patrimonio dell'UNESCO e sede di importanti mostre. Le delizie del re è stato realizzato sotto la direzione artistica di Vincenzo Cerami alla sceneggiatura, coadiuvato dal Centro Sperimentale di Cinematogrfia di Torino, e quella di Paolo Conte che ha diretto i ragazzi del Conservatorio di Torino nel comporre la colonna sonora. Il cortometraggio mostra con ironia, non senza ripsettare le fonti storiche, una giornata a palazzo. L'inizio del corto rimanda alla medesima scena di vestizione che la regista Sofia Coppola ci presenta nel film Marie Antoinette con altrettanta ironia.
"Questa è Venaria!".













Saturday, March 1, 2014

Short film: Walt Disney and Salvador Dalì

"All our dreams can come true" said Walt Disney, but only in 2003 Destino can come true.
In 1946 Walt Disney and the famous Surrealist artist Salvador Dalì joined forces and imagination to release their first short film with soundtrack performed by Dora Luz. However production ceased not longer after because of financial woes. In 1999 the Walt Disney Studios while was working on Fantasia 2000 , brought back to life Destino matching original sketch and footage with computer animation. The story takes place in a surreal scenery inspired by Dalì paintings; the key element is the ancient Greek background made of columns and sculptures, also typical elements of Surrealist paintings.
It's the love story between Chronos and a mortal girl that ends with their fusion. The original footage is included in the part with the two tortoises, where is a baseball match like metaphor for life. 




"I nostri sogni possono diventare realtà" diceva Disney. Così anche per Destino, solo che il progetto si sarebbe realizzato nel 2003 e non nel 1946, anno in cui Walt Disney e il pittore surrealista Salvador Dalì unirono forze e immaginazione per dare vita alla prima animazione surrealista. Infatti a causa della guerra e della conseguente mancanza di soldi, la Walt Disney Studios dovette accantonare il progetto artistico nonostante alcuni bozzetti fossero già stati ideati da Dalì stesso. 
Nel 1999, mentre la Disney lavorava al film Fantasia 2000, venne rispolverato il vecchio progetto di Destino unendo i disegni originali alla computer grafica.
La storia narra dell'amore tra Crono e una ragazza mortale, ma lo fa rispettando i canoni surrealisti tipici di quest'arte, ovvero il paradosso e gli elementi greci, quali colonne e statue, che fanno da sfondo onirico all'intera trama. Dopo molteplici trasformazioni surreali da parte della ragazza, con giochi di ombre, di tempo e di spazio, finalmente la ricongiunzione con l'amato in un sogno che diventa comune ad entrambi.