"è assolutamente evidente che l'arte del cinema si ispira alla vita, mentre la vita si ispira alla TV"
Woody Allen

Il cinema non è un mestiere. È un'arte. Non significa lavoro di gruppo. Si è sempre soli; sul set così come prima la pagina bianca. E per Bergman, essere solo significa porsi delle domande. E fare film significa risponder loro. Niente potrebbe essere più classicamente romantico.
Jean-Luc Godard

Sunday, February 3, 2013

Hitchcock


Sacha Gervasi ha realizzato un film sul making of Psycho basato sul saggio Come Hitchcock ha realizzato Psycho. Il cast stellare ha visto la partecipazione di Anthony Hopkins in una buona interpretazione del genio della suspense, Hellen Mirren nelle vesti della moglie di Hitchcock, Alma, Scarlett Johansson nei panni di Janet Leigh, la protagonista di Psycho, Jessica Biel in quelli di Vera Miles e James D'Arcy nell'interpretazione di Anthony Perkins.
Il film è incentrato sull'intreccio tra la vita privata di Hitchcock e l'impresa, peraltro molto ostacolata e non sempre facile, di riscattare la sua fama scegliendo di occuparsi di un soggetto a dir poco scabroso per il suo nuovo film, perchè fatto di cronaca nera.
Con Hitchcock non si può fare riferimento ad una grande pellicola; di certo è ben lontana da qualunque pretesa stilistica o contenutistica (anche se si mette in scena la lavorazione di un film in un film, siamo ben lontani dal fare un paragone con Hollywood Ending di Woody Allen, anch'esso avente come soggetto il lavoro di un regista sul set mischiato alle sue vicissitudini personali). 
L'intero film fa affidamento totale sul ricalcare la somiglianza tra i nuovi interpreti e i personaggi protagonisti: in effetti Anthony Hopkins centra in pieno il suo personaggio senza osare troppo, riuscendo ad unire ironia a genio creativo, preoccupazione per la carriera a desiderio di ritornare alla ribalta. Inoltre è stata apprezzabile la scelta di un inizio e di una chiusa originali "hitchcockiani" del film, in cui vengono ricalcati i modi di fare e il linguaggio lento e cadenzato tipico del grande regista, dal suo "Good evening" alla spiegazione dei suoi progetti. 
D'effetto anche la proiezione dell'enigmatica ombra di Hitchcock vicino al camerino di Janet Leigh e l'ossessione per la figura femminile o per la condizione dell'essere umano (rappresentato nel film, in modo poco appropriato, da un piccolo monologo di Hitchcock mentre supervisiona un scena di Janet che guida l'auto).
Degne di nota anche l'interpretazione di Scarlett Johansson nella celeberrima scena della doccia e di James D'Arcy nei panni di un Anthony Perkins che, tuttavia, sembrava piuttosto già recitare le insicurezze di Norman Bates e non tanto il vero e proprio attore Anthony Perkins.
Non è stato molto pregnante il parallelo tra i deliri creativi del regista (che immaginava di dialogare con l'assassino Ed Gein) e la gelosia nutrita nei confronti di sua moglie Alma, sofferente per essere stata messa in ombra dalla fama del merito nonostante all'inizio lei ne fosse stata il capo, e desiderosa di evadere da un matrimonio difficile aiutando un vecchio amico a scrivere una sceneggiatura. 







Hitchcock non sarà perfetto nel suo complesso, ma ci regala dei retroscena interessanti, ci guida nei suoi set ideali, ci fa credere di essere stati presenti alla lavorazione di ciò che rinnovò il cinema degli anni '60: ci fa venire voglia di riguardare Psycho all'infinito!





No comments:

Post a Comment